2 febbraio 2009

Mai più (salvo eccezioni)!

L'articolo che segue, tratto dal sito "Come Don Chisciotte", mostra il benevolo atteggiamento e la considerazione che i soldati israeliani nutrono nei confronti del popolo palestinese.

Una cosa che, qui da noi, naturalmente non viene mai raccontata, e che fa sorgere qualche legittimo sospetto riguardo all'elevatissimo numero di civili non combattenti, inclusi donne e bambini, uccisi dalle truppe israeliane a Gaza, e all'intenzionalità di un tale massacro.


MAI PIU'! (POSSONO ESSERCI ECCEZIONI. OFFERTA NON VALIDA A GERUSALEMME, HEBRON O GAZA)
a cura di Lawrence of Cyberia

Il quotidiano The Guardian (qui e qui), Amnesty International (qui e qui) e Ynet sono stati tra gli organismi che hanno riferito di graffiti razzisti ed eliminazionisti lasciati dietro di sé dei soldati israeliani nelle case palestinesi che avevano occupato durante il recente attacco contro la striscia di Gaza.

Ho notato che "ahmed", un commentatore di mondoweiss, ha osservato quanto segue durante la discussione su quel blog riguardante l'articolo di Ynet: "immagino che sia un hate crime [letteralmente "crimine di odio", del genere del reato di "istigazione all'odio razziale" presente nell'ordinamento italiano n.d.t.] solo quando i disegni rappresentano svastiche". Forse "ahmed" era in qualche modo ironico in questo commento; ma si dà il caso che abbia ragione.

Akiva Eldar ha scritto su Ha'aretz nel gennaio 2003 dei graffiti in ebraico nelle strade di Hebron e di Gerusalemme che incitano alla sterminio degli arabi. Egli ha anche notato che le persone che si opponevano a tali graffiti, e al lungo periodo a cui era loro permesso di restare sui muri, avevano scoperto un nuovo modo per indurre le autorità municipali a cancellarle:

A seguire: "Soldati dell'IDF lasciano graffiti razzisti nelle case di Gaza" (Ynet)

Alcune settimane fa l'obiettivo del fotografo Shabtai Gold ha catturato la frase " arabi nei crematori" accanto a una stella di David su un muro della enclave [di coloni sionisti a Hebron n.d.t.]. Da allora qualcuno ha mascherato la scioccante iscrizione. Non lontano da essa, su un altro muro, qualcuno ha scritto "arabi-subumani".

Un tale genere di graffiti appare spesso nelle strade di Gerusalemme. Attivisti di sinistra hanno scoperto che tali improperi rimangono a lungo sui muri, perciò, per accelerare l'azione della città contro di essi, hanno trovato un agghiacciante ma efficace modo per farli rimuovere: dipingere una svastica accanto ad essi.

Perciò, la prossima volta che passeggiate per Gerusalemme con la vostra bomboletta di vernice spray, e vi chiedete quale sia la cosa migliore da scrivere per far guadagnare immortalità ai vostri graffiti, ricordate semplicemente che:

"Arabi nei crematori" + stella di David = non offensivo + permesso di rimanere;
"Arabi nei crematori" + svastica = offensivo + sarà cancellato.

Titolo originale: "Never Again! (some exceptions may apply; offer not valid in Jerusalem, Hebron or Gaza)"
Fonte: http://lawrenceofcyberia.blogs.comLink

30.01.2009
SOLDATI DELL'IDF LASCIANO GRAFFITI RAZZISTI NELLE CASE DI GAZA
A CURA DI YNET

I residenti di Gaza facendo ritorno alle loro case nel quartiere di Zeitun hanno trovato le loro abitazioni coperte di slogan quali "morte agli arabi" e "uno di meno, ne mancano 999999". L'IDF: i responsabili saranno rimproverati[1].

Un doloroso ricordo dell'Operazione Piombo Fuso è rimasto in evidenza a Gaza sotto forma di graffiti razzisti e sfacciati lasciati sui muri delle case dai soldati dell'esercito israeliano.

I residenti del quartiere di Zeitun che hanno fatto ritorno alle loro case una volta terminati gli scontri nella zona hanno scoperto che i loro muri erano stati segnati con slogan quali "morite tutti", " fate la guerra non la pace", "morte agli arabi", "gli arabi devono morire" e "uno di meno, ne mancano 999999" [2].

Alcuni dei graffiti sono stati scritti sulle rovine delle case della famiglia al-Samuni, che ha perso decine di suoi membri durante la guerra. Un portavoce dell'esercito israeliano ha affermato in risposta all'articolo: "non è questo il modo in cui sono stati educati i soldati dell'IDF. Ciò va contro il codice etico dell'IDF. Stiamo indagando la questione e i responsabili verranno severamente rimproverati".

Note del Traduttore

[1] Per chi si aspettava di trovare il termine "puniti": il vocabolo utilizzato è "reprimanded" che vuol dire "riprendere, rimproverare" o più esattamente "punire, in particolare con critiche o rimproveri" ("reprimand": atto o espressione di critica o censura; censura severa).

[2] The Guardian riporta anche la frase "Arabi 1948-2009".


Titolo originale: "IDF soldiers leave racist graffiti on Gaza homes"
Fonte: http://www.ynetnews.comLink
28.01.2009
Articoli scelti e tradotti per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO

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5 Commenti:

Alle 4 febbraio 2009 alle ore 20:12 , Anonymous Anonimo ha detto...

Nuaf Atar parla dell’uso delle scuole come base per lanciare razzi contro Israele; Zabhi Atar rivela che Hamas usa le tessere alimentari per indurre palestinesi ad arruolarsi nei suoi ranghi; Hamad Zalah dice che Hamas si è impadronita delle forniture di cibo Unrwa inviate nella striscia di Gaza e si rifiuta di distribuirle ai palestinesi vicini a Fatah.
Sono tre esempi del tipo di testimonianze rilasciate da uomini di Hamas e Jihad Islamica arrestati dalle Forze di Difesa israeliane durante la controffensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza del mese scorso. Alcuni dettagli sulle loro deposizioni sono stati recentemente diffusi alla stampa dai servizi di sicurezza israeliani.
Dei più di cento palestinesi fermati durante le tre settimane di operazioni, molti sono stati già rilasciati: solo poche decine – membri di Hamas e di altri gruppi terroristici – sono ancora agli arresti. Non si esclude che alcuni possano essere scarcerati in futuro nel quadro di uno scambio per la liberazione di Gilad Shalit.
Nuaf Atar, 25 anni, vive ad Atatra, nella parte nord-occidentale della striscia di Gaza. È stato catturato da paracadutisti israeliani l’11 gennaio. Nella sua deposizione, Atar afferma che i funzionari governativi di Hamas “si impadroniscono” degli aiuti umanitari che Israele lascia passare verso Gaza perché siano distribuiti gratuitamente alla popolazione, e li rivende al mercato nero. Hamas, continua Atar, piazza la rampe di lancio per sparare i razzi verso Israele a ridosso degli edifici scolastici perché i suoi operativi sanno che le forze aeree israeliane evitano di bombardare quelle aree. E aggiunge che i palestinesi che cercano di opporsi all’utilizzo dei loro terreni da parte di Hamas come basi di lancio vengono immediatamente “gambizzati” con armi da fuoco.
Altro resoconto interessante è quello di Raji Abed Rabo, 22 anni, affiliato alla Jihad islamica, residente nel campo di Jabalya (striscia di Gaza settentrionale). Abed Rabo racconta agli investigatori d’essere stato reclutato dall’organizzione all’età di 17 anni e d’aver iniziato la sua militanza diffondendo propaganda anti-israeliana. Nel 2006 entrò nell’Fplp (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) dove iniziò l’addestramento militare. Nel 2007 tornò alla Jihad Islamica, assegnato alla cellula di Jabalya. Il suo compito era quello di esplorare e raccogliere informazioni sui movimenti delle Forze di Difesa israeliane lungo il confine fra Israele e striscia di Gaza. Abed Rabo stoccò armi nella sua abitazione, mine comprese, e venne messo a parte di un certo numero di tunnel da utilizzare per attaccare di sorpresa i soldati in territorio israeliano e prenderli in ostaggio. Racconta inoltre di un grande bunker costruito sotto l’ospedale Shifa, nella città di Gaza, usato come nascondiglio da un certo numero di alti esponenti di Hamas durante le settimane di combattimenti.
Anche Hamad Zalah, 29 anni, è di Jabalya ed è stato fatto prigioniero il 21 gennaio. Agli investigatori racconta d’essere stato torturato da Hamas, insieme al fratello, nel quartier generale di Jabalya a causa della sua affiliazione a Fatah e della sua intenzione di accendere una candela alla memoria di Yasser Arafat. Dice d’essere stato frustato e picchiato con cavi elettrici. Nel 2007 uomini di Hamas spararono e uccisero suo fratello, che era agente di guardia presso l’abitazione di alto funzionario dell’Autorità Palestinese a Gaza. Da quando Hamas, nel 2007, ha preso il controllo sulla striscia di Gaza, racconta Zalah, l’organizzazione terrorista ha assunto anche il controllo sugli aiuti umanitari, rifiutandosi di distribuirli ai palestinesi affilati a Fatah.
Amad Hamed, 35 anni, di Beit Hanun, è stato arrestato il 5 gennaio. Nella sua deposizione dice che nel 2006 ha iniziato a condurre ricognizioni per conto di Hamas e ad addestrarsi in vista di un attentato suicida da compiere in Israele. Due suoi fratelli vennero uccisi dai soldati nel 2006 e nel 2007. Hamed riferisce di un campo d’addestramento allestito in un club sportivo presso una moschea a Khan Yunis (striscia di Gaza meridionale) e di un secondo campo di fronte al municipio di Beit Hanun. Tre mesi fa Hamed accettò che venissero piazzati razzi, lanciarazzi e barili di esplosivo in un terreno di proprietà della sua famiglia a Beit Hanun.

(Da: Jeruslem Post, 2.02.09)

 
Alle 5 febbraio 2009 alle ore 12:54 , Anonymous Anonimo ha detto...

Non ho capito il senso del commento di Anonimo. Cioè, dobbiamo credere a queste dichiarazioni rilasciate da palestinesi prigionieri dell'esercito israeliano, oppure è propaganda sionista?
Presumo che le stesse dichiarazioni siano state rilasciate spontaneamente davanti ad una tazza di tè, perché sicuramente i buoni soldati israeliani non picchiano nessuno per ottenere informazioni o dichiarazioni di comodo. Come la CIA a Guantanamo.
Per cortesia, cerchiamo di essere seri!

 
Alle 19 novembre 2009 alle ore 16:33 , Anonymous Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

 
Alle 30 novembre 2009 alle ore 05:06 , Anonymous Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

 
Alle 30 novembre 2009 alle ore 05:07 , Anonymous Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

 

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